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Storia

di commedia in commedia

"I RUSTEGHI" di Carlo Goldoni

Regia di Toni Sartor

La prima rappresentazione fu effettuata il 7 giugno 1997
L'ultima replica fu fatta il 15 gennaio 2005


Opera capolavoro di Carlo Goldoni, scritta nel 1760; nel  periodo dei grandi successi che da soli bastano a rappresentare il genio comico dell'autore. In questa fase della sua attività, torna a considerare comeoggetto della sua opera la società mercantile veneziana, il ceto borghese,  ma non più visto in luce positiva esaltandone i pregi e le virtù, infatti il giovane mercante protagonista delle prime commedie, che aveva a cuore l'onore, la reputazione, il rispetto della famiglia, diventa il "rustego" conservatore, autoritario, lodatore del passato, che approva la politica delle "porte seràe" e dei "balconi inciodài”.

Quattro uomini e quattro donne si fronteggiano con determinazione a difesa dei loro principi: contrasto tra vecchio e nuovo, tra passato e presente.
Padrone di casa è Lunardo, uomo rabbioso e diffidente, entra in casa come i gatti, odia il teatro ed il carnevale, loda la vita "salvadega", ed è nemico del conversare. Sua moglie in seconde nozze è Margherita,  donna calibrata, sempre pronta alla battuta stizzosa, ma anche sposa affettuosa e matrigna che si commuove; figlia di Lunardo è Lucietta, “putta" deliziosamente ingenua ed allo stesso tempo maliziosa. Suo promesso sposo è Filippetto il quale, giovane apparentemente sottomesso al padre, dissociandosi dai rusteghi, fa ben pensare per un futuro di maggior apertura verso il mondo; suo  padre Maurizio invece, avido e chiuso, è comunque caratterizzato dalle qualità più genuine del suo ceto: il senso dell'onore, l'onestà negli affari, e la soddisfazione che viene dalla solida posizione economica. Un altro rustego è Simon, villano, calcolatore, dispregiatore delle donne che non vuole conquistare il mondo ma difendersene, ha però il buon senso che lo porta per primo ad apprezzare la "renga" di siora Felice; sua moglie Marina è una donna pettegola per istinto ma anche lei ricca di buon senso.

A completare la compagnia dei "salvadeghi" è Canciano, uomo debole e incapace di agire, succube della moglie Felice, donna intelligente, agile di pensiero e di parola, che riesce,  là dove le altre donne non arrivano, a dominare il marito. Infine nel ruolo dell'estraneo all'intreccio famigliare è il Conte Riccardo  "...amico del signor Canciano, e buon servidore della signora Felice".

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