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Storia

di commedia in commedia

"IL VENTAGLIO" di Carlo Goldoni

Regia di Toni Sartor

La commedia fu messa in scena nella versione veneta di Ferruccio Benini il 24 marzo 2001
L'ultima replica fu fatta il 28 novembre 2004


Dopo i successi lusinghieri del “ Sior Todero ed. 1993” e de “I Rusteghi”, la Compagnia Teatrale TREMILIONI di Conegliano, mette in scena “Il Ventaglio”, una delle commedie più impegnative del grande veneziano, Carlo Goldoni

Nata come “scenario” nel 1763, nel volontario esilio parigino del Goldoni, e rappresentata senza successo, l’opera fu interamente rivista e profondamente modificata l’anno successivo e, al teatro S. Luca a Venezia, il 4 febbraio 1765, ebbe l’entusiastico plauso del pubblico.- 
Lo scrittore così, in una lettera ad un amico, valutava il suo lavoro: “Questa è una gran commedia, perché mi è costata una gran fatica, e una gran fatica costerà ai comici per rappresentarla”.

Da allora tutti i più grandi interpreti goldoniani, fino ai nostri giorni, si sono misurati con questo capolavoro. Fra di essi spicca anche Ferruccio Benini, nato a Genova ma coneglianese di adozione, morto nel 1916 dopo aver per quarant’anni calcato le scene dei più famosi teatri d’Italia con la sua “Compagnia Veneta”;  a lui sono dedicate una lapide al Teatro Accademia e una via cittadina a Conegliano.- (nel museo del Castello di Conegliano sono esposti alcuni oggetti appartenuti all’attore).

Il regista della Tremilioni Toni Sartor è venuto fortunosamente in possesso dei fascicoli, scritti a mano, della compagnia del Cav. Benini, in cui la commedia viene dal grande attore rielaborata: cambiano diversi nomi dei personaggi, la scena non è più ambientata in “una villa del Milanese delle Case Nuove” come voleva il Goldoni, ma “in un paese delle campagne venete” e soprattutto cambia quasi interamente la lingua. Scritta dall’autore in italiano, l’opera fu riproposta dal Benini quasi interamente, tranne che per due protagonisti “foresti”, in un dialetto veneto di terraferma.

Toni Sartor presenta proprio questa riscrittura “beniniana” che ha “venetizzato” formalmente il lavoro goldoniano, che acquista così una immediatezza e un brio che difficilmente la lingua letteraria del Goldoni, non sempre così brillante, avrebbe potuto offrire.

Ecco perché questa commedia allora può in  verità dirsi doppiamente “coneglianese”! Quest’opera così solare, di piazza, già dal Goldoni accostata ad altre “di ambiente” come “Il campiello” e “Le baruffe chiozzotte” si regge tutta sull’intreccio aggraziato e ondivago di “una ventola”: cade un ventaglio, si rompe, e la girandola di quello che lo sostituisce prima di arrivare alla giusta destinazione costituisce la trama filigranata della commedia.-

 

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